LA FITODEPURAZIONE
Strumento e opportunità
Mezzo, rimedio , soluzione ad un
problema reale.
Modalità per superare la
criticità.
Ma anche opportunità per trarne
profitto, vantaggio competitivo, risorsa aziendale ad alto valore aggiunto.
In agricoltura, la fitodepurazione
assume due significati distinti e ben marcati.
Due connotazioni che presentano
più di un elemento di contatto, ma che si sviluppano da presupposti diversi e
spiegano finalità altrettanto specifiche: fitodepurazione come strumento di
prevenzione e riduzione dell’apporto diffuso di nutrienti di origine agricola
nelle acque reflue, e fitodepurazione nell’accezione imprenditoriale moderna di
“ulteriore opportunità di reddito”, essendo profondamente connessa a quell’idea
di agricoltura multifunzionale e sostenibile da cui dipende il futuro di questo
settore primario.
Ecco. Per l’agricoltura le
tecniche di fitodepurazione hanno queste due anime: una “curativa” legata alla
risoluzione di un problema pratico, concreto, reale, l’altra più di valorizzazione
dell’azienda in sé, vista come soggetto produttore di servizi e all’altezza del
mercato. Nel primo caso il presupposto è una potenziale criticità, perché così
sono vissuti dagli allevatori i livelli di concentrazione di nutrienti previsti
dalla “direttiva nitrati” e i valori, assai restrittivi, consentiti per il
riuso agricolo delle acque reflue.
Nel secondo, invece, fanno da
cornice la Politica Agricola Comunitaria e il Piano di Sviluppo Rurale
2007-2013, con importanti misure di sostegno riconosciute alle aziende agricole
condotte secondo i principi della condizionalità e della differenziazione
produttiva, consapevoli di svolgere un ruolo centrale anche sul fronte della
conservazione e del miglioramento ambientale.
Rimanda dunque alle tematiche più
attuali dell’agricoltura moderna e avanzata, la fitodepurazione. Eppur si fonda
su in principio che la natura applica da sempre: utilizzare piante e
microrganismi per purificare l’acqua. Per quanto affascinante, questo aspetto
da solo non basterebbe a giustificarne l’utilità. E infatti con la
fitodepurazione entrano in gioco i risultati, intesi come elevata efficienza
degli impianti in rapporto ai costi di gestione, ai quali si somma un notevole
risparmio anche dal punto di vista del consumo di energia.
Per il mondo agricolo –
interlocutore naturale e privilegiato delle tecniche di fitodepurazione -. Il
discorso merita più di una riflessione.
Per due ragioni sostanziali.
Primo: se la depurazione delle
acque è un servizio di pubblica utilità, allora la fitodepurazione rappresenta
una concreta occasione di reddito per chi dispone del contesto ambientale
ideale a praticarla: gli agricoltori.
Torna il concetto di azienda
agricola come erogatrice di servizi ad uso collettivo, vista in un’ottica di
multifunzionalità che è nel suo stesso interesse applicare perché comporta
profitto. Un agricoltore business oriented, quello a cui guarda la
fitodepurazione, che ha dunque tutta la convenienza a diversificare le attività
di impresa anche in questa direzione. Il servizio di depurazione delle acque
avviene sui fondi agricoli per essere poi erogato e retribuito di conseguenza.
Questo è l’aspetto
imprenditoriale più rilevante. Mentre il fatto che l’abbattimento dei nutrienti
sia fortemente influenzato da processi di tipo biologico spiega invece
l’affinità “naturale” tra le pratiche di fitodepurazione e il settore primario.
In altri termini, nella fitodpeurazione gli agricoltori ritrovano gli stessi
ritmi di lavoro, la stessa sensibilità, l’impiego delle tecnologie e la manualità
tipici del mondo dei campi. Detto altrimenti, ci sono tutti i presupposti
affinché l’imprenditorialità agricola diventi il primo referente del servizio
di fitodepurazione delle acque, grazie ad un metodo naturale che sa valorizzare
la professionalità che le appartiene di mestiere.
Secondo: la fitodepurazione è il
rimedio naturale contro l’inquinamento delle acque reflue, intendendo per
“inquinamento” l’eccessiva presenza nell’ambiente di determinate sostanze. Il
problema lo dà la misura della loro concentrazione, poiché se queste stesse
sostanze vengono liberate nei corpi idrici troppo rapidamente ed in quantità
troppo levate, non risultano smaltibili dai normali cicli ecologici.
È in questi casi che la
fitodepurazione fa la differenza: creando zone umide artificiali in cui
riprodurre i processi di depurazione tipici degli habitat acquatici naturali, è
possibile infatti ridurre la concentrazione delle sostanze fino alle soglie di
purezza imposte per legge, massimizzando nel tempo i risultati dei trattamenti
e minimizzando i costi di gestione e manutenzione degli impianti.
Così facendo l’azienda agricola
supera una potenziale criticità, mentre l’ambiente ne trae indiscutibili
vantaggi in termini di salvaguardia degli ecosistemi, miglioramento della
biodiversità e valorizzazione del paesaggio rurale.
Insomma, restituire qualità
all’acqua si deve, si può e apre scenari che vanno bel oltre la funzione
tecnica dei singoli trattamenti.
Sorprende pensare che le aree
umide artificiali producano tanti e tali vantaggi, a più livelli e a cosi alto
valore aggiunto.
Sorprende poiché, ridotta ai
minimi termini, la fitodepurazione non fa altro che replicare processi
biologici spontanei, importandoli in microhabitat con caratteristiche fedeli
all’originale.
La verità è che la natura sa come
fare. Sempre.
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