martedì 9 ottobre 2012

Andiamo davvero a Gaza per costruire una scuola del futuro





Il mio sogno è quello di costruire una scuola che si alimenti da sola. Il luogo prescelto è Gaza. Quasi non servono spiegazioni sul perché sia tanto importante dare a questo territorio una risorsa autosostenibile in grado di dare un futuro all’intera comunità. Sono passati 5 mesi dall’ultima volta che vi avevo parlato di questo progetto – Building Green Futures – e, lo ammetto, nel frattempo di cose ne sono successe davvero tante.

A fine settembre, l’ufficio ufficio israeliano del COGAT ha dato la sua approvazione alla realizzazione del progetto nella striscia di Gaza. Senza il via libera di questo ufficio il progetto che avevamo nel cassetto non avrebbe mai visto la luce: penso sia valsa davvero la pena attendere la lunga trafila burocratica che ci ha portati fin qui, a un passo dalla costruzione di ciò che è sempre stato nella nostra testa.
Certo, prima di posare il primo mattone della scuola a basso impatto ci vorrà ancora qualche mese. Ma questa volta il percorso di approvazione passerà interamente attraverso le maglie dell’agenzia ONU per i rifugiati della Palestina (UNRWA). Il suo compito sarà quello di gestire le proposte dei donatori e garantire la disponibilità economica. L’obiettivo finale prevede almeno 2 mesi per bandire la gara – a cui parteciperanno imprese locali di Gaza – e aprire il cantiere dopo dicembre 2012.

"Insomma, dopo aver ottenuto il nulla osta dall’autorità israeliana il nostro unico pensiero è questo: costruire la scuola che abbiamo immaginato finora."

Una scuola con pannelli solari montati sul tetto in grado di dare energia non solo alle sue classi, ma anche all’intero quartiere. Una scuola dove l’acqua di scarico venga depurata dalle piante che crescono nei giardini dove giocano gli studenti.
Ma il dettaglio fondamentale in tutto questo progetto riguarda sempre il fatto che questa scuola non verrà trapiantata a Gaza come se fosse un disco volante venuto da un altro pianeta. Mettere in piedi una struttura fatta di futuro e lasciare che nessuno sia in grado di capire come funziona resta – ovunque si viva – una assurdità totale. Ecco perché il progetto della scuola prevede anche un programma di follow-up e formazione per i tecnici del posto.
Questo è un progetto di crescita. Andremo a Gaza per seguire i lavori e aiutare le ditte del posto a portarli a termine. Non vedo altro modo all’infuori di questo per generare un impatto concreto sull’economia locale. Senza contare i nuovi posti di lavoro che nasceranno grazie al nuovo tessuto sociale che si troverà a crescere intorno alla scuola. Vi dirò di più, abbiamo anche stabilito dove verrà edificata: il posto si chiama Khan Younis, e si trova vicino al confine con l’Egitto.
La stessa zona che ospita un campo profughi e che è stata oggetto di un piano di ricostruzione lanciato nel 2008, grazie a cui sono state già inaugurate alcune nuove residenze lo scorso febbraio. A fianco della scuola sorge un centro di formazione tecnica dell’ONU: l’idea è quella di trasformare l’area in un vero e proprio distretto formativo. È un sogno che sta diventando realtà: dopo che avremo posato la prima pietra, ci vorranno circa 8 mesi di lavoro incessante. Vi tengo informati, è una promessa.
Bologna, 9 ottobre 2012
MARIO CUCINELLA
tratto da 


venerdì 5 ottobre 2012

La subirrigazione per lo smaltimento dei reflui funziona?

La risposta è no!!!

 


Col termine subirrigazione in edilizia (o meglio in quella parte dell'edilizia che si occupa degli scarichi fognari) si intende l'infiltrazione di sostanze inquinanti negli strati superficiali del terreno. 
Solo che detto così non risulterebbe interessante per i cittadini adottarlo (e pagarlo) e nemmeno per i tecnici comunali autorizzarlo.Ma di fatto è esattamente così!
Tutto ciò che esce dalla vasca di sedimentazione (imhoff, biologica, settica, etcc) e dalla vasca condensagrassi, viene inviato con una condotta forata in una trincea di dispersione nel terreno.

AVETE MAI VISTO COSA ESCE DA UNA VASCA IMHOFF???????

Tratto da www.subirrigazione.it
La subirrigazione non è altro che la distribuzione dell'acqua (non del refluo ndr) sotto la superficie del terreno....
Oggi, con lo sviluppo della tecnologia ....., le ali gocciolanti possono essere interrate senza problemi di durata ne di occlusioni dei gocciolatori da parte delle radici delle piante.
Questo avanzato metodo irriguo, consente, tramite le ali gocciolanti interrate, la precisa distribuzione dell'acqua, dei fertilizzanti e di altri fitofarmaci direttamente nella zona esplorata dall'apparato radicale delle piante riducendo le quantità dei prodotti utilizzati con la conseguente riduzione dei costi. 
Quindi con il termine subirrigazione si fa riferimento ad una precisa pratica agronomiva volta a portare acqua e nutrienti e fitofarmaci alle radici delle piante in maniera organizzata per quantità e tempi.
Nulla a che vedere col fatto che quello che esce dalla vasca imhoff io lo vada a distribuire nel terreno, senza sapere affatto quanto, come, dove e perchè.

Con questa pratica si cambiano le condizioni del terreno rendendolo imbibito di sostanze come l'azoto, che trasformano la tipologia di specie vegetali che fino a prima lo popolavano. Non è nuova l'esperienza che sopra un sistema di subirrigazione, inizino a vegetare ortiche, rovi, e altre specie che per l'appunto si nutrono di azoto.
Addio al bel prato rustico!

La domanda che ci poniamo è sempre la stessa: ma perchè se non serve a nulla viene ancora largamente autorizzato da quasi tutti i comuni italiani?
Dico quasi, perchè capita di incontrare tecnici che lo vietano apertamente in quanto consapevoli dell'inutilità e della pericolosità del sistema.

Non da ultimo l'increscioso fatto che il sistema tende ad intasarsi, ovvero i fori della tubazione di drenaggio, ed il terreno circostante, vengono resi inutilizzabili dalla quantità di solidi che uscendo dalle vasche di sedimentazione si vanno a depositare lungo il tragitto giorno dopo giorno.

Abbiamo quindi acquistato un sistema che costa poco, che non assolve alla necessità per cui dovrebbe essere utilizzato e per contro dopo alcuni anni si blocca.

Provenendo dal mondo della fitodepurazione noi abbiamo strutturato dei sistemi in grado di ovviare al problema dell'intasamento.
Ma chi è intenzionato a risparmiare mal tollera i consigli, non sapendo lo sciagurato che pensando di farla in barba al comune, la sta facendo proprio a sè stesso.

per saperne di più puoi anche vedere:

La subirrigazione per lo smaltimento dei reflui - Parte 1

La subirrigazione per lo smaltimento dei reflui - Parte 2

La subirrigazione per lo smaltimento dei reflui - Parte 3

 

La fitodepurazione e la casa sull'albero

Ovvero il moderno BARONE RAMPANTE

  
Proprio così, presso l'Azienda Agricola OASI di Davide Carlini a Certosa di Pavia (PV) abbiamo realizzato un impianto di fitodepurazione a servizio di una casa sull'albero, interamente realizzata in legno.
Un sogno che riprende le immagini tracciate da Calvino nel suo celebre romanzo IL BARONE RAMPANTE il manifesto per una vita "diversa".
La casa servirà darà ospitalità a quanti vorranno soggiornare presso l'azienda didattica/agrituristica di Davide, partecipare alle varie attività proviste e proposte, non ultima quella di imparare a fare la birra.
Davide infatti è titolare del microbirrificio RURALE  l'unico realizzato interamente all'interno di un vecchio silos.

fitodepurazione artecambiente
la casa sull'albero e la fitodepurazione

 L'impianto è una fitodepurazione a flusso sub-superficiale orizzontale, piantumata con salcerella, tipha e juncus. Le dimensioni dell'impianto sono 2x10 ml, ossia 20 mq. 
E' quindi idonea a trattare i 4 abitanti che possono essere ospitati nella casa.
Lo scarico dell'impianto è assicurato a norma di legge e viene recapitato in un corso d'acqua perimetrale alla proprietà.
L'azienda agricola, la casa sull'albero e l'impianto sono sempre visitabili.


martedì 2 ottobre 2012

La fitodepurazione del quartiere Tor Bella Monaca (ROMA)

Questo parco è anche il depuratore naturale delle tue acque di scarico

 
Accade in Italia, in centro Italia precisamente a Roma nel quartiere Tor Bella Monaca prima periferia fuori dal raccordo anulare.
Ecco l'articolo del 2001 in archivio della Repubblica
Là dove c' era un rigagnolo maleodorante - abitato da carcasse di motorini e frigoriferi arrugginiti, divani senza molle e sacchi di immondizia - ora c' è un parco. Là dove confluivano buona parte degli scarichi della borgata, dove nemmeno un ranocchio gracidava più e persino il canneto era morto asfissiato, ora c' è un giardino attrezzato, un laghetto pulito, un piccolo corso d' acqua finalmente sottratto al degrado. Sono stati necessari un progetto dal nome ambizioso (Urban, promosso e finanziato dall' Unione Europea insieme al Comune di Roma) e più di un miliardo di investimenti. Ma alla fine, il Fosso di Torbellamonaca è diventato un modello: di riqualificazione urbana e ambientale innanzitutto, ma anche l' esempio di quel rilancio delle periferie strombazzato per anni in tutte le campagne elettorali di destra e di sinistra. Perché il progetto non si limita a bonificare una marrana col tempo trasformata in una discarica a cielo aperto: è molto di più, un' operazione realizzata con sofisticate tecniche di ingegneria naturalistica, che si avvale del primo e unico in Italia impianto di fitodepurazione installato all' interno di una città, pensata e attuata insieme agli studenti delle medie del quartiere. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l'area intorno all'impianto (che grazie a un sistema di vasche interrate raccoglie le acque di scarico, le depura e le restituisce pulite al laghetto) è diventata un'oasi punteggiata da alberi da frutto, panchine e giochi, un gazebo di accoglienza, informazione ambientale e ristoro, un sentiero ciclabile e pedonale.
«Prima dell' intervento», spiega ispirato l' assessore capitolino alle Periferie, Luigi Nieri, «ogni ombra di vita era sparita dal Fosso, ridotto a un puzzolente ricettacolo di rifiuti. Da quando l'abbiamo restituito alla natura, e di riflesso ai cittadini, sono ricomparse le libellule, il canneto offre di nuovo rifugio a rane e uccelli, se tutto va bene presto torneranno anche i pesci». Proprio un bel panorama per i palazzoni di edilizia popolare che si affacciano su quell' ettaro di terra non più di nessuno. Ma il parco non soddisfa solo un' esigenza estetica: «In collaborazione col VII Municipio», prosegue infatti Nieri, «stiamo pensando di farlo diventare un luogo di educazione ambientale per le scuole: se ne dovrà occupare la cooperativa cui affideremo la manutenzione dell' area: il nostro è un progetto di rinaturalizzazione che non ha eguali in Italia, ha coinvolto i ragazzi della zona, e può servire come stimolo per imparare l' amore e il rispetto della natura, da scoprire senza andare troppo lontano da casa».
GIOVANNA VITALE

Un piccolo reportage dell'impianto.
Purtroppo a distanza di 11 anni servirebbe manutenzione delle aree perimetrali, manutenzioni del parco giochi e dei sentieri, sistemazione della recinzione.
Rimane una grande opera ad esempio per molte realtà in Italia.

martedì 18 settembre 2012

Fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue urbane: IL MANUALE AGGIORNATO

La nuova Guida tecnica di ISPRA 

realizzata con il contributo del sistema agenziale.




 Destinata agli operatori del settore e agli amministratori pubblici e privati e realizzata da ISPRA con il contributo del sistema agenziale, in particolare delle ARPA Emilia Romagna, ARPA Lazio, ARPA Puglia, ARPA Toscana e di APPA Trento, la pubblicazione Guida tecnica per la progettazione e gestione dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue urbane descrive in maniera dettagliata i sistemi di fitodepurazione nei loro molteplici aspetti, da quello normativo, a quelli di progettazione, gestione, manutenzione, inserimento paesaggistico.

Insomma un valido strumento per tutti quelli che vogliono capirne un po' di più.

La sezione che preferisco è l'ottava dove sono riportati in maniera chiara una serie di casi realizzati e monitoriati in questi anni. Casi molto diversi tra loro da impianti piccoli e impianti per grandi città.

Un ulteriore passo in avanti nella diffusione di questa strepitosa tecnologia a basso impatto ambientale.

scarica il manuale

venerdì 7 settembre 2012

artecAMBIENTE al BOLOGNA WATER DESIGN con Mario Cucinella

Saremo presenti assieme a Poliflor al Bologna Water Design con la realizzazione di un impianto di fitodepurazione nell'installazione dell'architetto Mario Cucinella all'interno dell'OSPEDALE BASTARDINI in via D'Azeglio n°41.

giovedì 6 settembre 2012

Anche per le piccole utenze: la fitodepurazione aiuta a risolvere la siccità

Se la siccità è il tuo problema, 

produci da solo acqua per irrigare orto e giardino


fitodepurazione artecambiente
fitodepurazione a flusso verticale
Quello che la foto mostra è un piccolo impianto di fitodepurazione (Filtro Percolatore Aerobico Vegetato) che tratta i reflui (la fognatura) di due famiglie per un totale di 8 persone che abitano stabilmente nell'edificio.
Le acque reflue trattate sono sia le NERE (comunemente dette così quelle scaricate il WC) che GRIGIE (comunemente dette così quelle scaricate da lavandini, lavelli, doccia, vasca da bagno, bidet, lavanderia). Entrambe queste acque, prima di arrivare alla fitodepurazione devono passare attraverso un trattamento di separazione delle sostanze grossolane dall'acqua: quelli che si dicono fosse biologiche, fosse settiche, fosse imhoff, vasca condesagrassi, etc..

Si chiamano e definiscono acque reflue in quanto l'acqua è il vettore attraverso cui da un po' di anni, vengono allontanati i reflui dalle abitazioni e dai centri abitati. NON E' SEMPRE STATO COSI'.
Quindi all'interno di una grande quantità di acqua, troviamo disciolti una certa quantità di inquinanti/nutrienti.

L'impianto in questione garantisce alle famiglie che tutta l'acqua vettore di scarico del refluo (l'acqua è il 95% del totale) che normalmente dovrebbe essere scaricata in un fosso o dispersa negli strati superficiali del suolo tramite sub-irrigazione, venga invece recuperata ed utilizzata per irrigare.
Infatti l'acqua in uscita presenta parametri idonei a tale utilizzo e se convogliata all'interno di una cisterna per il recupero anche delle acque piovane, garantisce acqua per tutto l'anno.

scarico fitodepurazione
acqua in uscita da un impianto di fitodepurazione

In estate infatti, anche se non piove, le acque reflue le abbiamo lo stesso.

Questo impianto realizzato su scala familiare,  può essere realizzato anche su scala molto più grande.
A Jesi (AN) infatti esiste un impianto di fitodepurazione che garantisce acqua idonea al riutilizzo nella rete duale dell'area industriale confinante all'impianto. 
L'impianto è stato realizzato per una popolazione di 60.000 abitanti. Si trova dopo un impianto tradizionale di trattamento biologico ed ha una superficie di 60.000 mq.